Chiesa dei Santi Vincenzo de’ Paoli e Antonio Abate (Cottolengo)

Via San Pietro in Vincoli 2, Torino

A Nord del centro antico di Torino sorge la Piccola Casa della Divina Provvidenza detta Cottolengo, vera e propria città nella città. Il vasto complesso attuale è il risultato di un continuo accrescimento e aggiornamento delle strutture alle mutevoli esigenze dell’assistenza.

Anche la vita del fondatore dell’istituto, Giuseppe Benedetto Cottolengo, si configura come una risposta alle sollecitazioni del proprio tempo. Nato a Bra il 3 maggio 1786 da una famiglia di condizioni modeste ma ricca di fede, fin da giovane Cottolengo ebbe chiara la propria vocazione che lo condusse ad abbracciare la via del sacerdozio. Ordinato sacerdote nel 1811 e mandato come coadiutore per un anno a Cornegliano d’Alba, conseguì poi nel 1816 la laurea in Teologia, senza per questo allentare l’impegno caritativo (come durante l’epidemia del 1817 a Bra). Nel 1818 fu chiamato a Torino nella congregazione dei Preti Teologi del Corpus Domini, addetti alla chiesa del Corpus Domini.

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La devozione alla santa figura di Vincenzo de’Paoli e l’incontro con la miseria della gente dei quartieri popolari che visitava di frequente, e soprattutto l’episodio di una madre morente perché non accolta negli ospedali cittadini il 2 settembre 1827, confermarono il Cottolengo nel proprio carisma: l’accoglienza dei poveri rifiutati da tutti e, sul piano sociale, la costituzione di un sistema assistenziale alternativo e complementare a quello vigente.
Con l’aiuto di alcune pie donne, nel 1828 fondò il “Deposito dei poveri infermi del Corpus Domini” in via Palazzo di Città affittando alcune stanze. Ma nel settembre del 1831 questo Deposito, detto della Volta Rossa, fu chiuso per ordine del governo per il timore del colera.
Fu pertanto necessario trovare una nuova sistemazione. Scartato il centro, dove il mercato immobiliare non offriva possibilità di future espansioni, e la zona di Porta Nuova, residenziale e borghese, la ricerca terminò a Borgo Dora e Valdocco, periferia industriale e popolare in continua trasformazione: una casupola in Borgo Dora venne denominata “Piccola Casa della Divina Provvidenza sotto gli auspici di san Vincenzo de’ Paoli”. I primi ammalati furono trasferiti nella nuova sede il 27 aprile 1832. Con il concorso dei fratelli Copasso venne ristrutturata e ad essa si aggiunsero in breve tempo altri edifici destinati all’accoglienza di ammalati e poveri, assistiti dalle Figlie (poi Suore) della Piccola Casa della Divina Provvidenza e poco dopo dai Fratelli della Piccola Casa della Divina Provvidenza, famiglie religiose fondate dal santo Cottolengo. Il successo della Piccola Casa attirò l’attenzione del governo, che il 27 agosto 1833 lo riconobbe come ente morale di beneficenza e assistenza. I fratelli Farinelli costruirono per conto del Cottolengo l’ospedale e una chiesetta dedicata “DIVIS ANTONIO ABBATI AC VINCENTIO A PAULO” che fu benedetta il 5 ottobre 1834.
L’ospedale accoglieva uomini e donne esclusi dagli altri ospedali, posti sotto la cura del dott. Lorenzo Granetti, benemerito dell’Opera del Cottolengo. Nel 1837 l’ospedale e la chiesetta vennero ceduti al Cottolengo dai fratelli Farinelli.
Negli anni successivi il Cottolengo ampliò la sua Opera con altri edifici per venire incontro alle crescenti necessità dei poveri che bussavano alla sua porta. Perciò già nel 1837 fu necessario aggiungere tettoie, stalle e laboratori e da allora, dovendosi continuamente adeguare al crescente numero degli ospiti (ormai migliaia) e alle esigenze della cura e della produzione, la Casa è un cantiere sempre aperto.

Anche la chiesa è il frutto di più trasformazioni. Al primitivo edificio, corrispondente all’attuale ‘Rotonda’ d’ingresso di cui è riconoscibile la facciata neoclassica timpanata, fu aggiunta la cappella del Rosario intorno al 1838, dove fu ricavato il sepolcro del Cottolengo, morto il 30 aprile 1842. I danni provocati dallo scoppio della vicina polveriera fornirono l’occasione nel 1852 per un’ulteriore revisione della cappella, sotto la quale si sviluppava la cripta di San Michele. In concomitanza con l’avvio del processo di beatificazione del fondatore, nel 1864-66 fu provveduto un nuovo ampliamento, obliterato da quello del 1894-98, entrambi voluti dal successore padre Luigi Anglesio.
L’attuale configurazione della chiesa risponde al progetto neoromanico di Vincenzo Capuccio. Il grandioso edificio, consacrato il 23 aprile 1898, consiste in una basilica articolata in quattro campate e tre navate, monoabsidata con deambulatorio e dotata di matroneo e coperture a volta: una preziosa imitazione dell’architettura romanica lombarda con alcune concessioni al gotico, come nell’abside e nelle cappelle sporgenti poligonali. Gli arredi liturgici furono prodotti da artisti di fama, sotto la guida del maestro Enrico Reffo (autore delle vetrate delle cappelle laterali). Nel 1917-18, in occasione della beatificazione di Giuseppe Benedetto Cottolengo, fu realizzata la cappella a lui dedicata e progettata in forme neobarocche da Giuseppe Gallo a fianco della rotonda. La canonizzazione del fondatore (1934) fu l’occasione per la sostituzione di alcuni dipinti, mentre nel 1953 furono rifatti i pavimenti. Nel 1979-82, a causa dell’incoerenza del suolo un tempo paludoso, si è reso necessario un intervento di consolidamento delle fondazioni. La chiesa è completata dal campanile neoromanico che costituisce il riferimento ottico della cittadella della carità nello skyline di Torino.

Testi a cura dell’associazione Guarino Guarini

Fotografie di Andrea Guermani per Compagnia di San Paolo – © tutti i diritti riservati